Il mese di aprile 2021 conferma un trend ormai in atto da qualche anno: una caduta libera del mercato dei veicoli rimorchiati e trainati che nelle ultime stime UNRAE si attesta a -26,9%
Sono state 1.475 le unità immatricolate contro le 2.019 del 2019.
“Il logico confronto con il 2019 – commenta Paolo A. Starace, Presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE – ci restituisce un mercato nel primo quadrimestre in calo del 19,2% sul corrispondente periodo del 2019. Continua ormai da un biennio la costante flessione del mercato dei rimorchiati. Si ripropongono anche per questo comparto le considerazioni già fatte per i veicoli industriali, circa le possibili cause di questo andamento: prima fra tutte lo stretto legame che esiste tra la domanda e le disponibilità di sostegni agli investimenti delle imprese di autotrasporto. Sostegni che, per quanto vadano reindirizzati e resi disponibili con maggior efficacia, hanno finora costituito un aiuto valido all’indispensabile rinnovo del parco”.
“Auspichiamo che il programma di contributi agli investimenti messo in atto fino al 2021 venga rinnovato anche per gli anni futuri – prosegue Starace – con una visione di medio lungo periodo e risorse certe per il rinnovo del parco veicoli trainati, la cui anzianità media è davvero eccessiva e compromette la sicurezza sulle strade. L’accento posto negli ultimi piani incentivanti del Governo sull’intermodalità è certamente una soluzione che porta il sistema trasportistico verso obiettivi di maggiore sostenibilità, ma non può essere l’unica via. Lo shift modale dalla strada alla combinazione strada-ferrovia comporta innanzitutto disponibilità di infrastrutture adeguate – oggi di fatto quasi assenti – e l’elasticità che garantisce il trasporto su gomma è ad oggi l’unico vero strumento per soddisfare le esigenze del tessuto produttivo italiano”.
“La concezione di sviluppo economico alla base del PNRR – conclude Starace – sembra riguardare poco la logistica e ancor meno l’autotrasporto, che nel frattempo regge a fatica la competitività con la concorrenza estera. Occorre un giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale e fattibilità e se vogliamo che gli obiettivi condivisi non rimangano confinati nelle pagine del libro dei sogni, serve un approccio pragmatico e mirato alla risoluzione dei problemi”.